Centro Studi Tito Speri Mantova

martedì 2 dicembre 2014

Carlo Goldoni, una introduzione, a cura di Azzurra Ruotolo.

Nacque a Venezia il febbraio 1707 da una famiglia borghese che un tempo era stata in floride condizioni economiche. La sua casa era un luogo di incontro di gente di teatro, attori e musicisti. Suo padre era medico e lo portò con sè a Perugia dove gli fece studiare la grammatica e a Timini lo fece proseguire con la filosofia. Nel 1721 stanco degli studi di filosofia, fuggì da Rimini e sbarcò a Chioggia dove incontrò la madre, rimasta vedova. Cominciò gli studi giuridici prima a Pavia poi a Padova, dove si laureò nel 1731. Dal 1731 al 1743 esercitò la professione di avvocato e ricoprì alcuni incarichi pubblici. Nel 1734 conobbe a Verona il capocomico Giuseppe Imer e divenne poeta della sua compagnia che lavorava a Venezia al teatro San Samuele. Per la compagnia Imer scrisse la tragicommedia Belisario, alcuni intermezzi comici e grammi giocosi. Si fece strada in lui l’idea di una riforma del teatro comico. In questa commedia la maschera di Pantalone diventa un carattere assumendo i tratti psicologici e di comportamento del tipico mercante veneziano onesto e laborioso. Con La donna di Garbo, Goldoni realizzò la prima commedia interamente scritta. Le ristrettezze economiche lo costrinsero a trasferirsi a Pisa dove tornò a fare con successo l’avvocato. Nel 1745 nacque Arlecchino servitore di due padroni, mentre nel 1747 Goldoni si ristabilì a Venezia  dove fu poeta della compagnia Medebac fino al 1753. Dopo l’insuccesso di una commedia Goldoni per non perdere il favore del pubblico promise per la stagione teatrale ben sedici commedie nuove, e mantenne fede all’impegno sottoponendosi a un lavoro massacrante. La più celebre di questa è la  Bottega del Caffè. Nel 1762 Goldoni stanco delle polemiche e deluso dal pubblico che correva ad assistere alle fiabe del Gozzi accettò di trasferirsi in Francia per dirigere la Comèdie Italienne.